EMANUELA ORLANDI
LA LETTERA ANONIMA DI BOSTON E IL SEGNO GRAFOLOGICO
ROVESCIATA
La
vicenda della misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi ha visto negli anni una
produzione notevole di scritti anonimi di vario tipo. Sigle e personaggi
diversi si sono serviti di scritti anonimi per alimentare un mistero che è
arrivato al suo trentennale.
Particolare
rilievo hanno avuto gli scritti spediti da Boston. Si è scelto, in questa sede,
di prendere in esame la lettera spedita da Boston (precisamente dalla Kenmore
Station ) il 22 settembre 1983 a Richard Roth corrispondente a Roma della
“Cbs”. Roth riceve la lettera il 27 settembre 1983 presso la sua residenza
romana.
Nella
busta oltre alla lettera era contenuto un cartoncino con sopra scritto “795 RNL”. La lettera, oltre a seguire la linea della richiesta della liberazione di
Agca come condizione per la liberazione di Emanuela Orlandi, annuncia che verrà
reso pubblico “un episodio tecnico” che deve essere inteso come ritorsione per
il rifiuto di adempiere alle condizioni per il rilascio della ragazza.
Roth
non è il primo giornalista che riceve scritti anonimi legati alla vicenda
Orlandi: il 4 settembre 1983, in un furgone della Rai, viene lasciato uno
scritto anonimo e copia di uno spartito musicale identico a quello in possesso
di Emanuela Orlandi il giorno della scomparsa. Lo scritto anonimo viene fatto
ritrovare dall' ”Amerikano”, personaggio (ad oggi senza nome) che per mesi
tratta con la famiglia Orlandi dettando le condizioni per la liberazione di
Emanuela.
Busta contenente la lettera
Grafia della lettera di
Boston
Vediamo
ora le caratteristiche grafologiche predominanti della lettera in questione,
partendo dall’osservazione che tutto il tracciato non appare dissimulato ma
spontaneo e, questo fatto, agevola di molto il grafologo nella realizzazione di
un profilo perché, chi ha redatto la lettera, non cela attraverso artifizi la
propria personalità.
Anche
all’occhio del profano, balza subito un’immagine grafica evidente: gli assi
della lettere tendono ad essere rigidamente piegati verso sinistra: quello che
il grafologo definisce “Rovesciata”
Rovesciata
è un segno del “vissuto” che spesso si sviluppa in età evolutiva. È tipica del
soggetto che, nega il bisogno di affetto, mostrando sentimenti contrari a
quelli che prova realmente. Girolamo Moretti lo
considera un segno di rimozione, una grafia, in origine pendente (assi verso
destra), che, non trovando saturazione affettiva, nega a se stesso il proprio
bisogno d’amore e lo trasforma in sentimenti
di diffidenza e riserva.
Tipico
della grafia Rovesciata è l’evasione dal concreto e dall’attuabile, e la
difficoltà a liberarsi da impulsi contrastanti e asociali, nella costante
volontà di non far trapelare i propri sentimenti.
Il
segno Rovesciata, pertanto, è affettività celata e mascherata, di cui si ha
bisogno ma che mai si ammetterebbe come necessaria. Il soggetto sente
fortemente il bisogno di incontro con l’altro, ma attende sempre che sia
l’altro ad andare verso lui.
Il
soggetto vive una continua lotta tra il bisogno di abbandono affettivo e la
mancanza di fiducia nell’abbandono stesso. Una tale contraddizione alimenta sentimenti come la gelosia, la
diffidenza e il possesso, esasperati in quanto basati su un senso di
insicurezza interiore.
Se a scrivere è un adolescente, tale segno
grafico denota un conflitto tra il desiderio di crescere ed il timore di farsi
carico delle responsabilità degli adulti.
Tale rovesciamento può essere interpretato in due
modi:
1. In quanto segno del
vissuto
può essere conseguenza di forti stress emotivi, di esperienze traumatiche
(traumi, separazioni, lutti soprattutto nel contesto familiare che portano a
considerare la realtà temibile, alimentando nel soggetto una sensazione di
pericolo e la tendenza all’isolamento affettivo e sociale)
2. In soggetti in età
adolescenziale, come rivelatore di complessi e conflitti interiori, comuni a
questa età, del tipo dipendenza-indipendenza, desiderio di crescere e timore di
farsi carico dei ruoli degli adulti.
Moretti sottolinea che tale segno grafico si trova soprattutto
nelle scritture femminili.
Altra caratteristica importante della
grafia della lettera di Boston è la presenza di tratti “infantili” e poco
evoluti. Questo indica che il soggetto non ha acquisito fiducia in se stesso, a
causa dell’elemento familiare.
Il quadro che si delinea (grafia Rovesciata
e Infantile), abbinata ad un gesto curvilineo (volontà di sentirsi accettati)
in un contesto di chiusura, parla di un sentimento di percezione negativa nei
propri confronti e di una volontà di controllo rigido su se stesso e sul
proprio corpo, un genere di grafia che, molto spesso, si trova, per esempio,
nei soggetti affetti da disturbi e disordini alimentari.
Dott. Sara Cordella
Grafologo ai sensi della legge 4/2013